Ei con 0, Eikon zero

Istanbul il Corno d'oro

Questo testo è un piccolo omaggio ad Italo Calvino. Lo dedico al caro amico Mauro Serìo, che mi ha fatto guardare a Calvino con occhi nuovi, e a Pierfrancesco Sarzi Braga, amico di scorribande fotografiche e cogenitore del nome Eikonzero che contraddistingue tante iniziative di comunicazione.

Sono ad Istanbul e ho appena scattato la mia ultima fotografia. È l’ultima perché il segnalatore di carica della batteria lampeggia disperatamente per significare che non sarà possibile scattarne un’altra.

Ho atteso tutto il giorno questo particolare momento, nel quale il sole al tramonto si riflette su questo tratto del Bosforo per attribuirgli il nome di “Corno d’oro” con cui è conosciuto.

Prima di scattare la fotografia, con la macchina sul cavalletto, ho atteso che l’immagine nel mirino si componesse con i dettagli che avevo immaginato e che erano a mia disposizione: il sole e il suo riflesso, le ville che potevo vedere dal mio punto d’osservazione e le altre barche sul canale. Era la fotografia che volevo, quella per cui sono venuto ad Istanbul.

Al momento dello scatto To una donna Do, senza che potessi prevederlo, ha attraversato lo spazio davanti al mio obiettivo.

Mentre attendo che il display digitale si illumini per mostrarmi l’immagine Eio che ho scattato, non so ancora se la velocità Vo della donna sia stata tale da farla includere nell’immagine Eio che ho prodotto, oppure no.

In ogni caso, domattina partirò e non ho modo di rimandare la partenza. In qualsiasi caso, qualunque cosa succeda, non ho modo di scattare un’altra fotografia. E se anche lo potessi fare, non potrebbe mai essere la medesima fotografia che pensavo di scattare perché la posizione del sole, quella delle barche e delle persone, sarebbero diverse, come anche sarebbero diverse  la temperatura dell’aria e dell’acqua e, perciò, la sua  capacità di rifrazione. Non sarebbero le medesime nemmeno la posizione del treppiede, l’inclinazione della mia macchina fotografica, né la mia forma fisica e i miei tempi di reazione o la dilatazione del metallo di cui è composto il diaframma.

Di tutte le fotografie che potrei scattare, perciò, l’Eikon zero, l’immagine al tempo zero in cui mi trovo è l’unica di cui ho certezza, pur nell’incertezza che mi è causata dalla presenza della donna nei pressi dell’obiettivo nel quale si componeva l’immagine che mi proponevo di realizzare.

Perciò, mentre attendo di vedere la mia fotografia mi domando cosa sarebbe successo se, invece di scattare al momento To io avessi scattato al momento T1 o T2 oppure al momento T-1 oppure T-2.

Per saperlo con certezza dovrei potermi spostare in uno di quei momenti e comparare le fotografie scattate in tutti quei momenti con quella che ho effettivamente scattato.

Io non so niente di contrazione ed espansione dell’universo né, di conseguenza, so se rimanendo qui indefinitamente, per migliaia di anni, questo istante infinito si riproporrà, a ritroso, con la freccia del tempo che torna a incoccarsi nell’arco che l’ha lanciata, come un elastico torna ad accorciarsi dopo essere stato teso e allungato, però so che se, per paradosso, potessi, pur rimanendo in questo esatto punto geografico, portarmi ad un tempo T-x sufficientemente lontano, io potrei fotografare sul  corno d’oro i Greci che han fondato Bisanzio o l’imperatore Costantino che le ha cambiato nome e ne ha fatto la nuova Roma, oppure i turchi che l’hanno espugnata nel 1453 o gli alleati che l’hanno presa durante la prima guerra mondiale, o Mustafà Kemal Atatürk che le ha restituito dignità dopo la caduta dell’impero Ottomano, oppure Erdogan che vi passa, festante, la sera del suo primo mandato presidenziale.

Oppure, andando avanti a successivi tempi T+x,  potrei riprendere  la costruzione, con 500 anni di ritardo, del ponte di Leonardo da Vinci, o gli Overcraft che potrebbero attraversarlo tra dieci anni o le astronavi che potrebbero incrociarsi lì tra 500 anni.

Oppure, fermo qui sulla collina potrei veder scorrere tutte quante queste immagini come in un film al rallentatore, uno slow-motion di quelli si vedono ora in occasione degli allestimenti degli eventi o delle fiere.